Gli inizi
I monaci giapponesi che si erano recati nei templi Cinesi della dinastia dei Sogn scoprirono che il tè veniva utilizzato come medicina e come stimolante per rimanere svegli durante la meditazione.
Il fondatore della scuola rinzai, Eisai, presentò al suo ritorno allo shogun un trattato sul tè nel quale ne elogiava le virtù. Come risultato di questo, durante il periodo Kamakura (1185 – 1333) la pratica del bere il tè si diffuse nei monasteri zen e negli alti stati della società.
In questo periodo, grazie ai monaci zen cominciò la trasformazione dal punto di vista estetico e spirituale. In questo sviluppo estetico vennero inglobati i concetti di semplicità, misura e severità che vennero applicati nell’utilizzo degli utensili e degli oggetti d'arte coinvolti nella cerimonia.
L'evoluzione del rituale della cerimonia del tè
Insieme allo sviluppo estetico, la trasformazione dal punto di vista spirituale si basò sui concetti di vuoto ed immanenza di ogni essere nella natura di Buddha, consapevolezze raggiungibili attraverso la meditazione e la contemplazione interiore.
La cerimonia del tè è riconosciuta dalla filosofia zen, alla pari delle altre arti quali la pittura, la poesia, la calligrafia e molti religiosi sostenerono che la profondità dell'essenza della visione dello zen poteva essere raggiunta nella pratica del tè come nella meditazione zazen.
Questa profonda spiritualità si manifesta attraverso i gesti quotidiani, che, una volta raggiunta la più totale calma e consapevolezza interiore, diventano così astratti e sono una pura espressione dello spirito.
Il maestro che esegue la cerimonia del tè nutre un assoluto distacco dai suoi gesti; la loro raffinatezza ed eleganza sono rappresentazioni della calma interiore raggiunta e della maestria nel farsi guidare dal proprio spirito e dal proprio cuore piuttosto che dalla mente.
Durante la cerimonia devono essere rispettati quattro principi fondamentali: armonia, purezza, rispetto e serenità.
Il rito che oggi conosciamo lo si deve per lo più a Sen no rikyu (1520-1591); egli perfezionò i movimenti e ne stabilì le regole che li governano e progettò inoltre la prima stanza del tè totalmente indipendente dal resto dell’edificio. Questa innovazione con il tempo divenne una abitudine ben visibile nelle architetture dei periodi seguenti.
Lo shogun Ashikaga Yoshimasa spinse molto per dare alla cerimonia del tè una identità molto forte e per conferle una importanza assoluta; infatti fece costruire il padiglione d'argento (ginkakuji) e quella che risulta essere la più antica stanza da tè.
"Zen e tè sono la stessa cosa" questa convinzione fece si che i templi zen di kyoto durante il XIV secolo diventarono dei centri per lo sviluppo della Via del tè ??.
Preparazione della cerimonia del tè
"quando si preparano le foglie di tè, sono necessarie un’affinità particolare con l’acqua e il calore, una tradizione di ricordi da evocare, un modo tutto personale di offrire una storia." (Okakura)
Nella stanza del tè il maestro è inginocchiato e durante la preparazione, l'ospite viene lasciato nel tokonoma, la nicchia nella quale generalmente viene messa una composizione floreale e un rotolo (una calligrafia, un dipinto, un haiku) appeso alla parete.
Durante la cerimonia del tè viene offerto il maccha, tè verde denso, molto amaro; per questo motivo, prima di porgere il tè viene offerto un dolcetto da sciogliere in bocca che attenua il gusto amaro proprio del maccha.
La tazza nella quale viene servito il tè va ruotata lentamente nel palmo della mano di 45° per 3 volte prima di bere, questo per fare in modo che la decorazione interna della tazza sia di fronte al viso di chi lo sta preparando e la decorazione principale esterna sia di fronte all’ospite.
La Maestra Senkei Shimura della Scuola Dai Nihon Chadou Gakkai durante la cerimonia del tè Chanoyu - Foto tratta da Higan (Evento del 2007)