“Degno, divino Manu, enumeraci con precisione e nel corretto ordine le sacre leggi di ciascuno dei quattro varna e delle caste intermedie” (Manusmrti)
Termine di coniazione occidentale che comprende il vastissimo ed eterogeneo insieme di tradizioni religiose, filosofiche e culturali originate nel Subcontinente indiano, dall’esperienza di Veda, ai Purana, al Mahabharata, alla bhakti, al neo-induismo, in contrapposizione ad altre correnti filosofiche e religiose, come il buddhismo, il jainismo e il sikhismo.
Gli stessi hindu (termine derivato dalla versione iranica del nome fluviale Sindhu) percepiscono una unità e una continuità di esperienze “religiose” che definiscono la propria identità culturale e sociale.
L’induismo è, dunque, una “religione” a base etnica, l’unico modo per accedere alla quale è di nascere all’interno di una famiglia hindu e di conseguenza far parte di una jati (casta). Questo discrimine è evidente nell’accesso ad alcuni templi, come il tempio di Vishnu Jagannatha a Puri, interdetto ai non hindu qualunque credenza religiosa professino.
Altri fondamenti condivisi sono la credenza nella smri (la tradizione vedica), l’esistenza di un principio assoluto che è l’unica realtà (Brahman) identificato a seconda del culto in alcune figure divine (Vishnu, Shiva, Devi), e di un ordine cosmico esterno (sanathanadharma). Da quest’ultimo deriva la credenza nella metempsicosi (samsara) legata ai frutti dell’azione (karman), così come tutte le norme e prescrizioni rituali e comportamentali che regolano la società indiana.