I tre veleni sono gli inquinamenti (passioni) della mente, le propensioni in base alle quali gli individui agiscono creando le condizioni per l'insorgere del dolore (duhkha), che affliggono l'individuo e lo imprigionano nel samsara. Queste afflizioni sono l?attaccamento (raga), l'avversione (dosa), e la confusione (moha), o ignoranza (avidya). Il modo attraverso il quale questi meccanismi entrano in azione è spiegato con il processo dell'originazione dipendente che è impiegato come strumento di meditazione per osservare l'origine della sofferenza.
Sono raffigurate al centro della ruota dell'esistenza (bhavacakra) da tre animali: il maiale (l'ignoranza), il serpente (l'avversione), il gallo (il desiderio). In questa visione, l'ignoranza acquista una posizione di preminenza ed è la causa logica del permanere nel samsara.
Le azioni compiute sotto l'effetto dell'ignoranza in un'esistenza passata innescando il meccanismo retributivo che conduce alla formazione di una nuova esistenza attaverso una configurazione di cinque aggregati (forma, coscienza, sensazione, percezione, formazione).L'individuo così costituito riceve pertanto una sorta di "imprinting" karmico che condiziona la sua nuova esistenza.
La sensazione che prova, viziate dalla memoria delle precedenti esperienze, possono generare la brama di rinnovare ciò che è piacevole e di sfuggire ciò che è sgradevole. Da qui l'attaccamento (o viceversa l'avversione) per le cose, per le idee, per le persone e per l'esistenza stessa che vengono scambiati per realtà permanenti, solidi punti d'appoggio su cui ancorarsi e che, invece, generano sofferenza proprio per la loro natura effimera.L'insorgere della brama è considerato il punto debole della catena, su quale è possibile agire per modificare il proprio destino. La brama, controllata dalla disciplina (sila) e riconosciuta come abitudine dannosa attraverso la meditazione, viene eliminata dalla conoscenza (vidya) del vero modo di essere delle cose.
La sensazione che prova, viziate dalla memoria delle precedenti esperienze, possono generare la brama di rinnovare ciò che è piacevole e di sfuggire ciò che è sgradevole. Da qui l'attaccamento (o viceversa l'avversione) per le cose, per le idee, per le persone e per l'esistenza stessa che vengono scambiati per realtà permanenti, solidi punti d'appoggio su cui ancorarsi e che, invece, generano sofferenza proprio per la loro natura effimera.L'insorgere della brama è considerato il punto debole della catena, su quale è possibile agire per modificare il proprio destino. La brama, controllata dalla disciplina (sila) e riconosciuta come abitudine dannosa attraverso la meditazione, viene eliminata dalla conoscenza (vidya) del vero modo di essere delle cose.