E’ l’unica delle antiche scuole buddhiste a essere sopravvissuta fino ai nostri giorni e il cui canone ci sia giunto completo.
Sebbene questo non basti a identificare il theravada con il buddismo originario, tuttavia, proprio per l’antichità della scuola, è invalso l’uso di considerare i suoi insegnamenti vicini a quelli del buddhismo antico.
Letteralmente dottrina (vada) degli anziani (thera), è la forma di buddhismo dominante nell’Asia meridionale e nel Sud-est asiatico, in particolare in Sri Lanka, Thailandia, Cambogia, Myanmar e Laos.
La storia delle origini è assai complessa e diverge in base alle fonti considerate. Secondo quelle theravada, considerate però poco attendibili da diversi punti di vista, l’origine risalirebbe al contrasto, sorto a Pataliputra all’epoca di Asoka, tra gli esponenti di due correnti, i sarvastivadin e quelli di cui i theravadin si considerano gli eredi, i vibhajyavadin.
Diversamente, e forse più verosimilmente, la nascita della scuola sarebbe da collegare alla controversia in materia di disciplina che portò alla divisione della comunità buddista in due grandi gruppi, quello maggioritario dei mahasanghika e quello riformista degli sthaviravadin (in pali theravadin). Sia come sia , la storia del theravada è legata alla successiva diffusione della scuola e, in particolare, alla comunità fondata nella metà del III secolo a.C. nello Sri Lanka e denominata Mahavihara (“Grande monastero”). Il Mahavihara fu al centro di diverse vicende politiche e di attacchi da parte di comunità rivali (Abhayagirivihara e Jetavanavihara) fino alla metà del XII secolo, epoca della sua affermazione incontrastata.
Nel theravada, il fine della pratica, rigorosamente monastica, è il raggiungimento della condizione di arhat seguendo l’insegnamento del Buddha contenuto nei testi del Canone pali.
La pratica si fonda sull’ Ottuplice Sentiero, che muove dall’esercizio di un comportamento eticamente corretto (retta parola, retta azione, retti mezzi), presupposto per calmare e concentrare la mente (retto sforzo, retta consapevolezza, retta concentrazione) e trasformarla nella meditazione, attraverso la quale si sperimenta un nuovo modo d’essere ispirato alla corretta visione della realtà (retta visione e retta intenzione).
Più che un codice di comportamento al quale uniformarsi, l’Ottuplice Sentiero sottolinea la relazione tra la propria visione della realtà e le azioni e gli stati d’animo che da questa conseguono. E’ una sorta di addestramento affinché ogni azione sia ispirata al non-attaccamento, alla benevolenza e alla saggezza.
Il buddhismo theravada promuove il concetto espresso nella lingua canonica pali di vibhajjavada, ossia l'"insegnamento dell'analisi".
Questa dottrina dice che l'introspezione deve essere il frutto delle esperienze, dell'investigazione critica e della ragione applicata del praticante, piuttosto che della fede cieca. Tuttavia le scritture canoniche dei theravadin mettono anche in risalto il prestare attenzione agli insegnamenti dei saggi, in quanto si considerano tali istruzioni, insieme alla valutazione delle proprie esperienze, le due prove alla cui luce deve essere giudicata la propria pratica.
Nel theravada si identifica la causa dell'esistenza e della sofferenza umana (dukkha)nell'attaccamento (tanha), che causa il sorgere delle impurità mentali (ossia dosa, la rabbia, la malevolenza e l'inimicizia, lobha o raga, la bramosia, l'avidità e la presunzione, moha, la gelosia, l'ossessione, la distrazione, la depressione e l'ansia ecc.). L'intensità di queste impurità può variare tra grezza, media e sottile. È un fenomeno che sorge di frequente, permane per del tempo e quindi svanisce.
I theravadin credono che le impurità non siano dannose soltanto per sé, ma che lo siano anche per gli altri. Sono la forza motrice di tutti i mali che gli esseri umani possono commettere. I theravadin credono che queste impurità abbiano la natura delle abitudini che sorgono dall'ignoranza (avijja) che affligge le menti di tutti gli esseri non illuminati.
Gli esseri non illuminati sono creduti essere sotto l'influsso delle impurità, che vi aderiscano a causa dell'ignoranza della verità. Ma in realtà queste impurità mentali non sono nient'altro che delle macchie che hanno contaminato la mente creando sofferenza e stress. Gli esseri non illuminati sono anche creduti attaccati al corpo considerandolo come il proprio "sé", mentre in realtà il corpo è un fenomeno impermanente costituito dai quattro elementi di base (spesso identificati con la terra, l'acqua, il fuoco e l'aria), che dopo la morte è destinato a decomporsi e a disperdersi. La frequente istigazione e manipolazione che le impurità mentali esercitano sulla mente sono ritenute costituire un impedimento a che la mente possa vedere la vera natura della realtà. Una condotta erronea a sua volta può rafforzare le impurità, ma la pratica del Nobile Ottuplice Sentiero può indebolirle o sradicarle.