La gestione del respiro, strutturata secondo gli yogi in 4 fasi (puraka, antara kumbhaka, rechaka e bahya kunbhaka), porta ad accrescere il flusso dell'energia vitale all'interno del corpo e, di conseguenza, ad ottenere una maggior concentrazione ed un maggiore padronanza mentale; padroneggiare il proprio respiro offre un ulteriore opportunità: sorvegliare gli stati d'animo e placare i desideri dei beni terreni e la bramosia.
Pranayama: respirare è un atto d'amore verso se stessi
La tecnica yoga del pranayama è definita come la scienza del respiro, ed in quanto tale stabilisce i suoi fondamenti in alcuni semplici concetti di base, oggettivi ed indiscutibili: la respirazione è l'unico atto involontario del corpo che può essere determinato dalla volontà; la forza della mente può dirigere il flusso respiratorio secondo le richieste dello yogi che in questo modo riesce ad incanalare al meglio l'energia vitale.
Il pranayama unisce le tre tipologie di respirazione (toracica, clavicolare e addominale) in un unico respiro: il respiro completo. Per ottenere i massimi benefici dal pranayama sarà sempre bene eseguirlo ad orari stabiliti, all'alba o al tramonto, per almeno 10-15 minuti al giorno. Il luogo ideale per praticare il pranayama è un ambiente in cui scorre l'acqua; non avendo la possibilità giornalmente di raggiungere un paesaggio assolato, lacustre o marino, basterà rintanarsi in uno spazio chiuso, provvisto di ionizzatore e di silenzio.
Inspirando si dovrà spingere in fuori l'addome, che si gonfierà, tendendo ad espandere il più possibile il volume del torace: a questo punto il sollevamento delle clavicole, consentirà all'aria inspirata di accedere ai polmoni riempiendoli di nuova energia vitale. La riuscita dell'esercizio può condurre inizialmente al verificarsi di un lieve senso di vertigine: attraverso il pranayama ci si sentirà "ubriachi" di vita limpida e cristallina, ogni cosa apparirà più chiara, anche la propria essenza.