La teoria dei samskara è un corollario della legge del karma.
Durante il ciclo di morti e rinascite (samsara) l’anima trattiene con sé il corpo sottile costituito da prana, manas, dal karma e da ahankara. Il karma, più precisamente il karmashaya, contiene le impressioni di esperienze accumulate nelle vite precedenti (samskara) che determinano l’orientamento dell’essere incarnato (jiva) nella vita presente.
Tali impressioni una volta pervenute attraverso gli organi dei sensi , penetrano nella mente esteriore (manas), nella mente intermedia (buddhi), per poi passare alla mente profonda (citta), inaccessibile all’io cosciente.
Qui creano “solchi” nella psiche, i samskara appunto, i quali sono tracce di memoria, residui latenti, all’origine delle tendenze e degli automatismi mentali, estremamente difficili da estirpare proprio perché radicati a livello inconscio.
Sono gli aggregati psichici o samskara che generano le tendenze caratteriali (vasana) e costituiscono la base sommersa della personalità, quella che caratterizzerà il soggetto anche nella vita successiva.
Vasana è la risultante delle forze interagenti tra i vari samskara, è la traccia psichica che si esprime attraverso preferenze, gusti, propensioni, attitudini e modalità di comportamento i quali provano che una persona non giunge dal nulla, ma si porta dietro un cospicuo bagaglio esperienziale accumulato di vita in vita.
L’unica forza opponibile a quella potentemente condizionante e altrimenti invariabile della tendenza è la forza di volontà, con la quale è possibile arginare e riorientare le vasana distruttive e rafforzare i comportamenti positivi già acquisiti e propedeutici alla evoluzione psichica e spirituale dell’essere umano.