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Puja

La pratica fondamentale del culto hindu è il puja , che sostituisce già dal medioevo il sacrificio vedico del fuoco. E’ praticata anche nelle abitazioni private, in una stanza apposita, soprattutto se il capofamiglia è di classe brahmanica e abbiente. Non è soggetta a ritualità uniformemente codificate come è invece, per esempio, la messa cattolica; consiste nell’adorare il dio a ci è rivolta e nel rendergli omaggio alla stregua di un ospite di rango in visita a una dimora. A lui sono dedicati svariati atti di servizio (upachara), da cinque a sessantaquattro : fra questi l’invito, l’offerta del sedile, l’offerta di acque diversamente trattate per il lavacro dei piedi, per profumarsi, per dissetarsi, l’offerta di fiori, incenso, cibo e così via. La cerimonia si conclude con la prosternazione (namaskara) del devoto, la circumambulazione in senso orario dell’immagine divina (pradakshina) e il congedo (visarjana). Durante la puja il dio o la dea, invitato e invocato anche attraverso mantra e preghiere, discende nella propria immagine antropomorfa o meno (murti o archa) , divenendo disponibile alla visione (darshana) del devoto sincero che può trarne i più grandi benefici.