“I sei soffi sono yin e yang, vento e pioggia, oscurità e luce. Essi si distinguono in quattro stagioni e si ordinano in cinque articolazioni ( dell’anno)”. (Commentario di Zuo)
Yin (ombra) e yang (sole) designano nel V secolo a.C. , all’epoca delle citazioni più antiche, una serie di fenomeni naturali concreti in opposizione. Nel II secolo a.C. compare la nozione astratta del dualismo yin e yang, nato dall’unità del soffio primordiale e responsabile dell’insorgenza e del decadimento ciclico di ogni cosa. Yin e yang sono di natura opposta , ma non sono antagonisti bensì complementari, in quanto la loro interazione crea il ritmo che anima l’universo.
Tra il III e il Ii secolo a.C. si concretizza il legame tra yin e yang e le Cinque fasi - legno, fuoco, terra , metallo e acqua - , intese non come elementi statici, ma piuttosto come energia creativa.
Lo schema delle alternanze cicliche, nate dal dualismo di yin e yang e mandate a effetto attraverso la successione delle Cinque fasi, venne applicata a tutti gli aspetti fenomenologici e temporali a partire dall’epoca Han: lunghi elenchi correlano le Cinque fasi con le stagioni, i punti cardinali, i pianeti, ma anche con i cinque sensi, i colori gli animali, gli organi o le parti del corpo umano. Il Classico dei mutamenti, il libro di divinazione compilato nel III-II secolo a. C. sulla base di fonti molto più remote, espone la visione cinese del rapporto tra l’universo e uomo attraverso yin e yang e le Cinque fasi, teoria accettata da tutti i pensatori cinesi, ma elaborata particolarmente nel daoismo.