“Compi il tuo dovere con equilibrio, o Arjuna, senza attaccamento al successo o al fallimento. Tale equanimità si chiama yoga.” (Bhagavad-gita II, 48)
La Realtà ultima, secondo la maggioranza dei sistemi filosofici indiani, è la pura Coscienza. La coscienza individuale vi è direttamente connessa, come lo è la scintilla al fuoco o l’onda all’oceano.
Alla base del processo di realizzazione di tale connessione, i principali sistemi filosofici e scuole di pensiero indiane (Upanishad, Samkhya, Yoga, Bhagavata, Nyaya, Advaita, Jaina, Bauddha…) menzionano una vita pura fondata sull’etica come “scienza del retto agire” ovvero il comportamento necessario al ripristino della smarrita armonia e alla reintegrazione dell’essere su tutti i piani antropologici.
Esistono leggi “etiche” o “morali” che regolano il microcosmo e sono indicate con il termine dharma (dovere, giustizia, legge, virtù, ecc.) o anche svadharma (dovere specifico di ciascun individuo a seconda della sua posizione nella società, delle sue qualità e delle sue tendenze).
Sia le leggi fisiche che quelle etiche sono espressione di un unico ordine universale di origine divina, definito ritam (legge, ordine fissato, verità). Quando l’essere infrange il dharma, rompe quell’armonia e si manifesta di conseguenza una condizione “innaturale” e patologica che porta l’essere a cadere vittima di conflittualità (interne ed esterne) , squilibri, smarrimenti, afflizioni e malattie (psichiche e fisiche).
Il termine dharma deriva dalla radice dhr-, “sostenere, mantenere”, e indica perciò ciò che regge e sostiene ogni cosa. E’ la concezione fondamentale che identifica l’induismo, chiamato appunto dai fedeli sanatana dharma, il “dharma eterno”. Questa legge profonda mantiene uniti i concetti di legge religiosa, norma etica, diritto pubblico e privato, legge naturale, concetti che in Occidente sono stati invece separati. Il dharma è il valore e il fine insito in ogni cosa, come lo splendore nel sole. Il dharma è fuori dal tempo, fisso, eterno, è la norma universale. La sua essenza è costituita da quattro principi. la “verità”, indicata con il termine (sat o il derivato satya) che alla lettera significa l‘“ente”, rispecchiando l’identità fra ciò che esiste eternamente e ciò che è vero; la “nonviolenza”, ahimsa; la “generosità”, dana. Ultimo principio è la signoria su se stessi, definita in molti modi, per esempio dama, “dominio (su di sé)”, o il bellissimo samatvam, “equanimità”, di Krishna che suggerisce ad Arjuna di seguire la via dello yoga.
Dama porta spontaneamente agli atteggiamenti di purezza, tolleranza, compassione, umiltà e modestia, onestà o rettitudine, principi non esclusivi del solo induismo che può essere definita perciò una religione “universale di fatto”.